Tribunale di Genova, ord. 20 ottobre 2016
Nel Punjab, zona di provenienza del ricorrente [sebbene meno colpito rispetto ad altre zone, quali le Federally Administered Tribal Areas (FATA) ed il Khiber Pakthunkwa) sussiste una situazione di conflitto armato generalizzato, legittimante la concessione della protezione sussidiaria ai sensi dell’art. 14 lett. c), d.lgs n. 251/2007. Le informazioni acquisite sono le seguenti: A) Si riportano, innanzitutto, i dati forniti dall’Easo con il documento emesso nell’agosto 2015, ma che – in relazione alla situazione di conflitto -, riporta i dati aggiornati a tutto il 2014: - “Secondo il rapporto 2014 del Pakistani Institute for Peace Studies (PIPS), nel 2014 in Pakistan sono stati compiuti 1.206 attentati terroristici ad opera di gruppi di militanti, nazionalisti/insorti e gruppi settari violenti.
Il numero degli attentati è sceso del 30 % rispetto al 2013. Ben 436 degli attentati terroristici segnalati (circa il 36 %) sono stati diretti esclusivamente contro personale, convogli e posti di controllo di forze di sicurezza e autorità incaricate di assicurare il rispetto della legge. 217 attentati (18 %) sembrano avere avuto come bersaglio i civili1”- - “Secondo il PIPS (Pakistani Institute for Peace Studies di Islamabad, N.d.R.), nel 2014 vi sono stati 2.099 episodi di violenza che hanno causato 5.308 morti (di cui 1 723 per atti di terrorismo) e 4 569 feriti”, di cui 1.705 civili2. - “Secondo i dati del SATP (South Asia Terrorism Portal, N.d.R.), nel 2014 i morti per «violenza terroristica» sono stati 5.496” di cui 1.781 civili3. - “In base ai dati forniti dal CRSS (Centre for Research and Security Studies, N.d.R.), nel 2014 vi sono stati 7.650 morti e 3.946 feriti per cause legate alla violenza (di cui 516 per terrorismo)”, di cui 2426 civili4. - “In base a quanto osservato dal CRSS, l’aumento più significativo della violenza si è verificato nelle FATA, dove il numero di morti è stato il secondo più elevato registrato nel 2013 ed è più che raddoppiato nel 2014. Un motivo importante di questo forte incremento è stato l’operazione militare Zarb-e-Azb condotta nell’agenzia del Nord Waziristan delle FATA. L’aumento maggiore del numero di morti violente è stato osservato nel Punjab, sebbene i numeri assoluti siano rimasti piuttosto bassi. Tale aumento è in parte riconducibile all’attentato compiuto il 2 novembre 2014 alla cerimonia di chiusura del valico di confine di Wagah, in cui hanno perso la vita 60 persone”. Globalmente, sempre secondo il CRSS, vi sono state nel 2014 307 morti per violenza in Punjab, con un considerevole aumento rispetto ai 120 morti del 20135. - “Il PIPS enuclea per ogni provincia il numero di attentati terroristici (che costituiscono circa il 60 % del totale degli episodi di violenza) e i morti causati da tali attentati, e indica le variazioni percentuali del 2014 rispetto al 2013 (tabella 3). Rispetto al 2013, il PIPS segnala nel 2014 un consistente calo (30 %) del numero di atti terroristici e di morti, tranne a Islamabad e nel Punjab, dove si è registrato un sensibile aumento”. Globalmente, sempre secondo il PIPS, vi sono stati nel 2014 in Punjab 41 atti terroristici, con 126 morti (aumento del 168% rispetto al 2013) e 274 feriti (aumento del 92%)6. B) In relazione ai primissimi mesi del 2015, si riportano invece i dati forniti dal Ministero dell’Interno – Commissione Nazionale per il diritto d’asilo, con il documento denominato Pakistan – Punjab datato 23/3/2015, rinviando alle fonti ivi citate:
1 EASO – Informazioni sui paesi di origine – Pakistan agosto 2015 (versione italiana), pag. 55 2 EASO – Informazioni sui paesi di origine – Pakistan agosto 2015 (versione italiana), pag. 57 3 EASO – Informazioni sui paesi di origine – Pakistan agosto 2015 (versione italiana), pag. 58 4 EASO – Informazioni sui paesi di origine – Pakistan agosto 2015 (versione italiana), pag. 59 5 EASO – Informazioni sui paesi di origine – Pakistan agosto 2015 (versione italiana), pag. 61-62 6 EASO – Informazioni sui paesi di origine – Pakistan agosto 2015 (versione italiana), pag. 62-63.
- Il 17/2/2015 un attentatore suicida talebano si è fatto esplodere in un quartiere trafficato di Lahore, non essendo riuscito a violare il cordone di sicurezza attorno al quartier generale della polizia, uccidendo almeno cinque persone e ferendone almeno 23, come riferito da alcuni funzionari. "L'obiettivo era l'edificio principale della Questura," ha dichiarato Mushtaq Sukhera, il capo della polizia della provincia del Punjab. Una fazione dei talebani pakistani chiamata Jamaat-ul-Ahrar ha rivendicato l'attentato come rappresaglia per le operazioni militari nella cintura tribale del Paese (F.A.T.A.-n.d.r.). “L’attentato suicida di oggi è stato fatto per vendicare la morte di alcuni combattenti nelle aree tribali", ha detto un portavoce, Ehsanullah Ehsan, secondo la Reuters.
- il 18/2/2015 un attentato kamikaze davanti ad una moschea sciita di Rawalpindi ha causato tre morti e il ferimento di una decina di persone; il giorno dopo l’attentato è stato rivendicato dai talebani di Jundullah, una fazione sunnita degli studenti seminaristi islamici pachistani, riuniti nel movimento Tehrek-e-Taliban Pakistan (Ttp). L’attentatore suicida, che secondo i piani stabiliti doveva farsi esplodere dentro l’edificio di culto, per qualche contrattempo sopravvenuto all’ultimo momento non è riuscito ad accedervi, ragion per cui si è fatto esplodere di fronte al suo ingresso.
- il 15/3/2015. Due attentati kamikaze davanti ad altrettante chiese hanno provocato almeno 15 morti e oltre 70 feriti a Lahore, capoluogo del Punjab e seconda città più popolosa del paese. Lo riferiscono fonti del Lahore General Hospital, citate dal sito pachistano Dawn, secondo le quali 30 feriti sono in condizioni critiche. Fra i morti vi sono almeno due bambini. C) Secondo quanto si legge nel Pakistan Country Report redatto dall’Asylum Research Consultancy (consultabile sul sito www.refworld.com) nei primi 26 giorni del 2015 la provincia del Punjab ha registrato 13 attentati terroristici; nei primi 6 mesi dello stesso 2015 (dati aggiornati fino al 14.6.2015) vi sono stati nella provincia del Punjab 47 morti e 132 feriti in conseguenza di esplosioni di bombe. D) Seconda metà del 2015.
- il 16/8/2015 Il ministro dell'Interno della provincia pachistana del Punjab, Shuja Khanzada, è morto nell'attentato esplosivo contro il suo ufficio a Shadi Khan, vicino ad Antock, a ovest di Islamabad. In quella che si ritiene l'operazione di un kamikaze sono morte, 12 persone e altre 17 sono rimaste ferite. Alcune sono ancora sotto le macerie.7 Il fatto che l’attentatore abbia potuto rivolgersi contro l’ufficio del Ministro appare assai significativo della perdita di controllo del paese da parte delle autorità pakistane.
- il 14/10/2015 sette persone sono morte e 10 sono rimaste ferite nell’esplosione di una bomba nella località di Taunsa, vicino alla città di Dera Ghazi Khan, nella provincia pakistana del Punjab. L’ordigno è esploso nell’ufficio di un parlamentare locale, Sardar Amjad Farooq Khosa, che fa parte del partito al governo. La polizia sospetta che si sia trattato di un attacco suicida organizzato come ritorsione contro l’inasprimento delle regole sulla militanza islamista portato avanti dal governo.8 - il 1/12/2015 è stata lanciata una bomba a mano negli uffici della stazione televisiva locale DIN NEWS, ferendo 4 persone. Gli aggressori hanno anche lanciato volantini contenenti minacce a firma del gruppo Stato Islamico. - Secondo l’Austrian Centre for Country of Origin and Asylum Research and Documentation, riportato su http://www.ecoi.net/pakistan, nel Punjab nel corso del 2015 ci sono stati 347 attacchi che hanno ucciso 165 persone. Le località interessate sono state: Ahmadpur, Attock, Bahawalpur, Beruwala, Bhakkar, Bhurban, Burewala, Chak 42/12L, Chakwal, Chaprar, Charwa, Chichawatni, Chiniot, Cholistan, Danna, Daska, Dera Ghazi Khan, Faisalabad, Fort Abbas, Garhi Shahu, Gujranwala, Gujrat.
Infine, è di pochi mesi fa fa (giorno di Pasqua, 27/3/2016) il tragico attentato in un parco giochi di Lahore, riportato da tutti gli organi di stampa anche nazionali, nel quale secondo le ultime stime sono morte 74 persone tra cui moltissimi bambini, con 370 feriti. L’attentato è stato rivendicato da una fazione di Tehrik-e taliban, chiamata Jamaat-ul-Ahrar. Il portavoce del gruppo, Ehnsanullah Ehsan, ha dichiarato che l’obiettivo dell’attacco era “colpire i cristiani che celebravano la Pasqua, ma anche lanciare un messaggio al primo ministro Nawaz Sharif e fargli capire che siamo arrivati nel Punjab”. Lo stesso 27 marzo 2016 ad Islamabad migliaia di persone hanno manifestato nel quarantesimo giorno di lutto per la morte di Mumtaz Quadri, giustiziato per l’omicidio del governatore del Punjab Salman Taseer, di cui era guardia del corpo. I manifestanti chiedevano al governo l’impiccagione di Aasia Bibi, una cristiana condannata a morte per blasfemia; nell’occasione circa duemila persone hanno violato la zona rossa di Islamabad - un’area isolata dal resto della città, sede del Parlamento, della Corte suprema e delle residente del presidente e del primo ministro, dove non si può entrare senza autorizzazione – incendiando auto e causando danni per milioni di rupie. Ritiene quindi (nuovamente ) questo Giudice che non possa negarsi alla situazione sopra descritta una condizione di conflitto generalizzato che ha raggiunto livelli di violenza indiscriminata, con il fondato rischio per i civili della regione di subire gravi minacce alla vita ed alla salute; e, ciò anche nella Provincia del Punjab e che – come da ultimo riportato – riguarda sia le grandi città, sia i piccoli centri dislocati in tutte le sue zone, dal Nord (es. Lahore, Attock, Gujrat, Charwa, Faisalabad) al Sud (es. Ahmadpur, Bahawalpur), dall’Ovest (es. Bhakkar) all’Est (es. Chakwal, Burewala) ed al Centro (es. Chiniot, Chichawatni).
Ancor più di recente, la Corte di Appello di Trieste ha evidenziato come “le notizie diffuse anche di recente attestano come sia ancora attuale un allarmante e desolante quadro in relazione ai diritti inviolabili dell’uomo, in quanto il pericolo per qualsiasi residente di essere vittima di attentati rischia di diventare una condizione costante della sua vita quotidiana “ ed ha ritenuto pertanto che “sussistano fondati ed adeguati elementi che inducono a ritenere che in alcune zone del paese di origine del richiedente vi sia una situazione attuale di potenziale rischio per l’incolumità dei cittadini, stante il perdurare ed il diffondersi di conflitti tra esercito e numerosi gruppo di talebani che vi operano in un clima generale di violenze ed in un contesto di assoluta carenza delle condizioni minime di sicurezza” sicchè “in presenza della minaccia derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale, si prescinde dalla posizione personale del richiedente, posto che, diversamente da quanto previsto per lo status di rifugiato, il principio della personalizzazione della minaccia o del danno non si applica alla protezione sussidiaria ex art, 14lett. C) D. Lgs n. 251/2007” (Così C.A. Trieste 3.5.2016, prodotto in udienza dalla difesa del ricorrente). Appaiono quindi sussistere alla luce di ciò fondati e seri motivi per ritenere che nel caso di rimpatrio il richiedente sarebbe esposto a situazioni di grave rischio personale, e pertanto è pienamente concedibile nel caso di specie il beneficio della protezione sussidiaria.