Tribunale di Genova, provvedimento 18 settembre 2018
"La situazione del ricorrente, così come emersa in giudizio, permette, tuttavia, il riconoscimento del diritto alla protezione per motivi umanitari.
La situazione di grave insicurezza della Rep. del Congo sebbene non consenta la applicazione della protezione sussidiaria, va infatti valutata con la dovuta attenzione. Il collegio ritiene sussistenti fattori oggettivi di vulnerabilità, connessi alla forte instabilità connessa al regime politico sostanzialmente dittatoriale.
Dal 1997, da quando è al governo Sassou-Nguesso, il Congo ha un sistema politico fortemente autoritario, di recente non più caratterizzato ideologicamente bensì personalisticamente (anche la bandiera e gli emblemi statali sono stati modificati e si è diffuso il culto della personalità riferito al suo presidente). Secondo il recente rapporto dell’OCDH - Osservatorio congolese per i diritti umani, pubb. 2016 sulla situazione in Congo-Brazzaville – sono in forte aumento arresti extragiudiziali, sparizioni forzate, torture ed il paese è governato con pugno ferreo da Denis Sassou Nguesso da oltre 20 anni. La politica del governo è orientata verso il totale disprezzo dei diritti fondamentali e il totale annientamento degli equilibri dei poteri. Lo stato attuale sembra caratterizzato da una forte crescita dei reati di tortura, confisca delle libertà fondamentali, assassini, sparizioni forzate, strumentalizzazione delle giustizia, violenze contro le donne, licenziamenti abusivi, disoccupazione giovanile, espulsioni forzate, arresti e detenzioni arbitrari, stigmatizzazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, emarginazione delle comunità locali e autoctone, attacchi contro la stampa, aumento dei prigionieri d’opinione, condizioni detentive pessime, uso eccessivo della forza, intimidazioni nei confronti degli attivisti dei diritti umani. Le ultime elezioni presidenziali, nel 2016, sono state ampiamente contestate e il processo elettorale non sembra aver rispecchiato le più elementari regolo democratiche (pubblicazione dei risultati elettorali in piena notte, totale black-out dei media durante la diffusione dell’esito dello spoglio, interruzione di internet e dei social network, intimidazioni alla stampa internazionale); infine, due candidati dell’opposizione alle presidenziali sono stati arrestati con accuse varie. Anche l’indipendenza della giustizia è messa a dura prova nel Paese. I magistrati sono condizionati e spesso pagati per occultare la verità. L’impunità per chi viola i diritti umani è diventata la regola, a beneficio di chi rappresenta lo Stato. Come se non bastasse, il dipartimento di Pool sta vivendo una situazione terribile. Villaggi interi sono stati incendiati e le testimonianze raccolte sono senza appello: una catastrofe umanitaria “a porte chiuse”: nessuna organizzazione indipendente ha ricevuto l’autorizzazione di recarsi sul posto per rilevare l’effettiva situazione dei diritti umani nelle aree maggiormente colpite. D’altronde anche qui le autorità hanno adottato la politica della repressione nei confronti degli oppositori (CFR. Freedom House, Freedom in the World 2018 - Congo, Repubblica di (Brazzaville) , 1 agosto 2018, disponibile su: http://www.refworld.org/docid/5b7bcc934.html [accesso al 9 settembre 2018]; Refugee Documentation Centre of Ireland 19.04.2012; 11.6.15; 26.7.16; IRIN documents the humanitarian toll of a little-known 20-month conflict-UPDATED: Congo-Brazzaville’s hidden war).
La drammaticità della situazione politica e dei diritti nel paese, è confermata anche nel rapporto di Amnesty International per il 2017-2018.
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