Tribunale di Genova, 24 Ottobre 2019
"- del percorso di inserimento ed integrazione nel tessuto economico, sociale e culturale italiano, che, seppur assai difficoltoso per il totale analfabetismo e per i traumi subiti, sembra avere raggiunto notevoli progressi. Dalla relazione della cooperativa - emerge che nel primo periodo di accoglienza è stato complesso prendere contatto con il richiedente, apparso introverso ed in difficoltà nell’esprimere il proprio vissuto emotivo;- ha poi iniziato a partecipare a gruppi e colloqui, nei quali è emersa una lieve flessione del tono dell’umore, riferendo contenuti relativi al passato riconducibili ad un verosimile Disturbo post-traumatico da stress, osservando in particolare: una narrazione di esposizione al rischio per la propria vita e perdita di persone a lui care, presenza di ricordi angoscianti relativi alla sua storia, difficoltà nel sonno con incubi frequenti relativi agli eventi del passato;
sono inoltre emerse in alcune occasioni reazioni di paura a stimoli neutri della quotidianità; racconta di avere spesso il pensiero rivolto presso la propria madre, cosa che spiega in parte alcuni problemi di concentrazione che lo hanno portato inizialmente ad avere problemi nel seguire le lezioni di italiano, per il quale comunque si impegna con costanza e che ha in parte imparato. Infine il richiedente è stato assunto come cuoco dalla stessa cooperativa con contratto di 5 mesi, poi prorogato. È impegnato nella preparazione dei pasti per circa 60 persone, come ha riferito in una seconda breve audizione, sostenuta in lingua ITALIANA. Un percorso che verrebbe vanificato in caso di rientro forzato in Senegal. In tale situazione, se il richiedente tornasse nel suo Paese, incontrerebbe non solo le difficoltà tipiche di un nuovo radicamento territoriale ma si troverebbe in una condizione di specifica ed estrema vulnerabilità, idonea a pregiudicare la sua possibilità di esercitare i diritti fondamentali, legati anche solo alle scelte di vita quotidiana. "
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