PROTEZIONE UMANITARIA A CITTADINO NIGERIANO: "La storia personale, i traumi subiti e l'ottimo percorso di integrazione giustificano la protezione umanitaria

Tribunale di Genova 9 gennaio 2020

"Ciò posto, occorre tenere conto:
- della storia personale, nella quale, in una situazione di grave conflitto interreligioso, vede morire il proprio padre ed è costretto dalla violenza in atto a lasciare il proprio Paese.
- delle drammatiche vicende vissute in Libia, dove è stato arrestato (di fatto sequestrato) picchiato e maltrattato; di tali percosse porta ancora i segni fisici e psicologici.


Quanto al trattamento violento subito dagli stranieri in transito dalla Libia, in particolare provenienti dall’Africa Subsahariana, la notizia - già nota7 – trova conferma, tra l’altro, nelle dichiarazioni rese dal Procuratore della Corte Penale Internazionale all'ONU dell’8/5/2017, secondo cui la Corte penale ha l’intenzione di aprire un’inchiesta ufficiale sulle violenze subite dai migranti in Libia, in quanto sono pervenute da fonti diverse testimonianze di migranti sfruttati, schiavizzati, picchiati o molestati sessualmente8. Più recentemente, tali notizie vengono confermate, e se possibile in senso ancor più grave e drammatico, da tutte le fonti internazionali9. Sebbene non siano ancora stati fatti approfondimenti sotto il profilo psicologico, la relazione sanitaria di pronto soccorso riporta d’altra parte quanto segue: “riferisce trauma piscologico in seguito al vissuto personale”).
- del percorso di inserimento ed integrazione nel tessuto economico, sociale e culturale italiano: ha chiesto sin dai primi mesi di iscriversi alla scuola di italiano (prima interna alla struttura e poi presso il CPIA), ha aderito a tutte le attività proposte dagli educatori di riferimento, partecipando con impegno alle attività di volontariato proposte dal Comune di Campo Ligure (cfr. relazione CAS dichiarazione del Sindaco) e poi presso la Croce Rossa. Nel 2018 ha poi trovato lavoro come saldatore, dove ha potuto tornare ad svolgere l’attività che svolgeva in Patria e meritando gli apprezzamenti del datore di lavoro (cfr. ancora relazione del *****). Un percorso che verrebbe vanificato in caso di rientro forzato in Nigeria. In tale situazione, se il richiedente tornasse nel suo Paese, incontrerebbe non solo le difficoltà tipiche di un nuovo
radicamento territoriale ma si troverebbe in una condizione di specifica ed estrema vulnerabilità, idonea a pregiudicare la sua possibilità di esercitare i diritti fondamentali, legati anche solo alle scelte di vita quotidiana."

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