Tribunale di Genova 6 febbraio 2022
Il Collegio non condivide il giudizio di inattendibilità del racconto del richiedente, sulla base di un’analisi globale dell’audizione presso la Commissione e successivamente davanti al giudice istruttore. Osserva in merito che il richiedente ha fornito un racconto del tutto lineare, sufficientemente circostanziato e privo di contraddizioni. Nessun elemento della storia di ********** è rimasto incerto o risultato incongruente con le informazioni a disposizione sul Paese di origine1, talché lo stesso deve essere ritenuto del tutto credibile.
Piuttosto, come più sopra anticipato è l’audizione condotta dalla Commissione territoriale che è risultata frettolosa e così il giudizio di non credibilità in quella sede formulato.
Protezione accordabile.
Tutto quanto sopra esposto, ritenuto il richiedente credibile, rende più che verosimile il pericolo, in caso di rientro in patria, di tornare a essere perseguitato dal governo per ragioni politiche, connesse anche all’origine etnica.
In particolare, rispetto alle pratiche di torture di oppositori politici, si legge in un rapporto2 che le forze di difesa e di sicurezza usano anche la tortura e i maltrattamenti per punire e umiliare gli oppositori politici e i loro sostenitori durante le repressioni di manifestazioni o raduni pubblici.
Da una nota di ACLED3 emerge che dalle elezioni, il 4 febbraio 2018, la Guinea ha visto consistenti ondate di proteste e manifestazioni violente, e che questi eventi si sono concentrati principalmente nell'area di Conakry, in particolare nella roccaforte dell'opposizione di Ratoma, e nella regione di Kindia. Le azioni dei sostenitori dell'opposizione, che spesso hanno preso di mira proprietà private e pubbliche, hanno affrontato una dura repressione da parte delle forze di sicurezza: 14 civili e 1 poliziotto sono morti durante gli scontri. Tuttavia, questo non ha indebolito il clamore per il cambiamento proveniente dalle aree urbane e di classe inferiore di Ratoma e Conakry.
Il rapporto dell’OFPRA4 in seguito alla propria missione in Guinea scrive che, i leader del partito dicono che non hanno nulla da temere quando il clima politico è calmo, ma sono a rischio quando la tensione aumenta a causa delle elezioni. In considerazione delle risorse limitate della polizia, in particolare in termini di identificazione e investigazione, gli attivisti del partito non vengono schedati a priori per la loro attività. Secondo i gendarmi intervistati a questo proposito gli attivisti sono inseriti nelle banche dati della gendarmeria solo dopo l’arresto, e in tal caso vengono poi trasferiti direttamente al Bureau of Judicial Investigation (BIJ). In un articolo della Deutsche Welle5 di luglio 2021 si leggeva che dal 18 ottobre 2020, più di 300 membri dell'opposizione erano detenuti nella prigione centrale di Conakry, per aver attaccato la sicurezza dello Stato.
Secondo Human Rights Watch, più di 30 persone sono state uccise negli scontri con le forze di sicurezza da quando, alla fine del 2019, erano iniziate diffuse manifestazioni contro la riforma della costituzione.6
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Sebbene gli oppositori con il colpo di Stato parrebbero essersi sottratti alle persecuzioni politiche, i tempi di un ritorno del Paese ad elezioni democratiche sono allo stato incerti.
Alla luce di tutto quanto sopra esposto, a fronte di una situazione che allo stato attuale rimane irrisolta, tenuto conto che non è chiaro se sia in atto un cambiamento storico riguardante l’equilibrio etnico-politico in Guinea, deve riconoscersi all’odierno ricorrente lo status di rifugiato ai sensi dell’art. 1A della Convenzione di Ginevra.