Tribunale di Genova 11 gennaio 2022
Dalle numerose fonti internazionali consultate1, il Mali risulta tutt’ora caratterizzato da una situazione di forte instabilità, soprattutto per ciò che concerne le regioni settentrionali e centrali del Paese. La situazione di sicurezza e dei diritti umani, in particolare, si è ulteriormente deteriorata nel corso 2020, tra i continui abusi da parte di gruppi islamisti armati, milizie etniche e forze di sicurezza del governo.
Una crisi politica ha portato ad agosto al rovesciamento del governo con un colpo di stato militare. Inoltre, i jihadisti hanno intensificato i propri attacchi nelle zone settentrionali e centrali del Paese, colpendo le forze di sicurezza maliane, membri delle operazioni di pace delle Nazioni Unite (peacekeepers), forze armate internazionali e civili2. Dopo numerosi tentativi esperiti negli anni precedenti, nel 2015 è stato firmato un accordo di pace, tra il Governo del Mali e alcuni gruppi armati di ribelli attivi nel nord del Paese3. L’attuazione dello stesso, tuttavia, si è rivelata difficoltosa, dal momento che le parti firmatarie non hanno mai cessato di utilizzare la violenza per imporsi sul territorio4. La situazione attuale rimane instabile in tutto il Paese, dal momento che i confini del conflitto non risultano ben definiti e che vi sono stati problemi di sicurezza nelle regioni settentrionali (Timbuctù, Gao, Kidal, Taoudenni e Ménaka), centrali (Mopti e Ségou), in alcune parti delle regioni meridionali (Koulikoro e Sikasso), nonché nelle zone al confine con Niger e Burkina Faso5.
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