Tribunale di Genova 20.03.2024
“Ritenuto che l’inserimento lavorativo conseguito, oltre a testimoniare lo sforzo di integrazione compiuto, sottenda una serie esperienze che vanno ritenute inevitabilmente vissute e rilevanti, in quanto facenti parte della sua quotidianità (come, ad esempio, la creazione di legami amicali nel contesto territoriale ove vive e lavora, l’apprendimento, giocoforza, della lingua italiana sul luogo di lavoro, la necessità di stare a contatto con colleghi/colleghe e quindi doversi adattare alle loro abitudini etc.). L’inserimento lavorativo, sociale e culturale così documentato rappresenta quel nucleo di diritti che compongono la vita privata ed il conseguente diritto al rispetto della stessa, tutelato a mente dell’art. 19 TUI e dell’art. 8 CEDU....
Nel caso di specie è dimostrato per tabulas un significativo livello di integrazione in Italia, ma, comunque, alla luce del ragionamento suesposto, merita una menzione la condizione del Paese di rimpatrio, il Bangladesh, ove è indubbia la sussistenza di una grave crisi in termini di diritti fondamentali, questi ultimi reiteratamente compromessi dall’instabile situazione socioeconomica...
La situazione politica in Bangladesh è complessa e in continua evoluzione. Il Paese, che si è separato dal Pakistan nel 1971, ha attraversato una lunga serie di cambiamenti e sfide, sia politiche che sociali, nel corso degli anni. Attualmente, il Bangladesh è governato dal Partito Awami League, che ha vinto le elezioni del 2018 con una maggioranza schiacciante. Tuttavia, la vittoria del Partito Awami League è stata controversa, con molte denunce di brogli elettorali e di repressione dell’opposizione. La principale forza politica di opposizione è il Partito Nazionale Bengalese, che ha espresso preoccupazione per la mancanza di libertà di espressione e di opposizione in Bangladesh. Il 28 e 29 luglio 2023, il principale partito di opposizione del Bangladesh ed altri gruppi hanno protestato chiedendo le dimissioni del primo ministro Sheikh Hasina ed hanno chiesto la nomina di un governo di transizione in vista delle elezioni del gennaio 2024. Le proteste si sono concluse con violenti scontri con la polizia, con diversi video dei media che sostenevano che i manifestanti e i leader dei partiti di opposizione fossero stati attaccati e arrestati. Questi attacchi sono gli ultimi di una serie di episodi di violenza segnalati tra la polizia e i manifestanti dei partiti di opposizione negli ultimi giorni. Il ministro dell'Interno del Bangladesh ha dichiarato che circa 700 persone sono state arrestate per le violenze durante il fine settimana. Il partito di opposizione e gli attivisti del Bangladesh protestano da dicembre dello scorso anno, chiedendo le dimissioni del Primo Ministro, e due persone sono morte e centinaia di manifestanti e poliziotti sono stati ricoverati in ospedale da allora28 . Le recenti elezioni del gennaio 2024 hanno confermato al potere il partito dell’Awami League, guidato dalla ministra Hasina, ma il voto è stato boicottato sia dal principale partito dell’opposizione che dai partiti minori, decimati negli ultimi mesi da arresti di massa29 . Nel corso degli anni, il Bangladesh ha anche affrontato questioni interne legate alla corruzione, all’estrema povertà e alla disuguaglianza sociale. La corruzione è una preoccupazione crescente in Bangladesh, con molte denunce di funzionari pubblici che si arricchiscono illegalmente a scapito del popolo. La povertà è anche una sfida importante in Bangladesh, con milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Ciò che interessa il Bangladesh negli ultimi anni sono anche e soprattutto le catastrofi climatiche. Il rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Center e principale fonte mondiale di dati e analisi sulla migrazione interna, mostra che, a livello globale, l’Asia e il Pacifico sono le regioni più soggette a spostamenti di popolazioni dovuti alle catastrofi climatiche. Gli studiosi evidenziano come la migrazione interna per motivi climatici sia destinata ad accelerare fino al 2050, prevedendo 40,5 milioni di migranti climatici interni solo in Asia meridionale, e quasi la metà di queste persone si troverà in Bangladesh. La vulnerabilità del Bangladesh agli effetti del cambiamento climatico è dovuta alla combinazione di fattori geografici, come la topografia pianeggiante ed esposta ai delta, e fattori socio-economici, tra cui l’alta densità di popolazione, i livelli di povertà e la dipendenza dall’agricoltura. Inoltre, secondo il Rapporto sui disastri dell’UNESCAP Asia Pacifico 2021, il 77,6% del Paese si trova a meno di 5 metri sopra il livello del mare e l’innalzamento del livello del mare minaccia di lasciare un quinto del Paese sott’acqua. L’impatto principale sulle condizioni di vita è dovuto agli effetti della salinizzazione sulle forniture di acqua potabile, sui raccolti e sulle opportunità di lavoro. Infine, le tempeste sempre più frequenti e l’erosione dei circa 700 fiumi stanno rendendo il territorio invivibile, costringendo la popolazione rurale ad abbandonare i villaggi. L’Environmental Justice Foundation (EJF), riporta che ogni giorno si spostano tra le mille e le 2 mila persone sfollate a Dhaka e Chittagong, peggiorando le proprie condizioni di vita. Si tratta di una mobilità a corto raggio, dove c’è una correlazione più sistematica di persone che dopo anni di resa insufficiente abbandonano le aree rurali e vanno nei centri urbani. Al contempo, l’urbanizzazione e l’esodo inevitabile verso le città potrebbe aumentare il rischio di minacce prolungate, tra cui insicurezza umana e conflitti sociali, se la pauperizzazione non sarà affrontata adeguatamente dal governo e dalla comunità internazionale 30 . Inoltre, le autorità sanitarie del Bangladesh nei primi 6 mesi del 2023 sono state costrette a fare i conti anche con la diffusione del “Dengue”, presente durante e dopo la stagione delle piogge, che si presenta in aree povere e particolarmente malsane, infestate dalle zanzare che, attraverso la puntura, provocano la malattia micidiale. E’ considerata una delle cosiddette “malattie della povertà”. Nell’ultimo periodo, il bilancio delle vittime ha raggiunto il picco giornaliero di 8 persone, un record per il 2023, mentre le persone ricoverate da ultimo – in sole 24 ore - sono state 1.589. Secondo quanto comunicato dal dipartimento della Salute nazionale, in poco più di sei mesi un totale di 114 persone sono morte a causa del virus tramite le zanzare. Delle persone ricoverate nell’ultimo periodo, 847 si trovano negli ospedali della capitale, mentre le altre 742 sono ospitate in strutture pubbliche e private fuori Dhaka. Dall’inizio dell’anno, 22.467 pazienti sono stati ricoverati, di cui oltre 14mila nella capitale. Nel mese di luglio sono già morte 67 persone, contro le 9 registrate lo scorso anno a luglio. Gli esperti locali temono che se il numero di pazienti continuerà ad aumentare in questo modo potrà verificarsi una crisi di gestione sanitaria. Mostak Ahmed, consulente ed ex responsabile scientifico dell'Istituto governativo di epidemiologia, controllo delle malattie e ricerca (IEDCR), ritiene che la dengue abbia assunto la forma di un'epidemia (cfr: "…Dobbiamo prepararci subito. Oltre a preparare gli ospedali, si dovrebbero prendere provvedimenti per assumere altri medici e operatori sanitari.."), sottolineando che tutti e quattro i tipi di virus, molto simili tra loro, si stanno diffondendo. In tutto il 2022 erano state ricoverati 62.382 pazienti ed erano morte 281 persone, con picchi di infezione a luglio e agosto. Ma gli esperti sanitari ritengono che queste cifre non riflettano la realtà del Paese perché molte persone si curano in casa e le informazioni dagli ospedali, sia pubblici che privati, non arrivano con regolarità. Quelle relative alle strutture sanitarie al di fuori di Dhaka, in particolare, raggiungono più difficilmente il centro statistico del dipartimento della Salute31 . Anche la condizione della popolazione per quanto riguarda i diritti umani è estremamente critica in Bangladesh...
Altro grave problema riguarda le condizioni lavorative degli operai, soprattutto del settore tessile. Dopo il crollo del Rana Plaza a Dakha, si è firmato l’Accordo sugli incendi e la sicurezza edilizia in Bangladesh (AISEB) tra diverse aziende e alcuni sindacati, che è stato ampiamente pubblicizzato e celebrato come un esempio di responsabilità sociale delle imprese. In realtà, l’accordo impegna unicamente le grandi multinazionali a partecipare con somme irrisorie per loro – 500.000 $ all’anno per i cinque anni di vigenza dell’accordo – per mettere in condizioni di sicurezza ed evitare gli incendi e il crollo degli edifici in cui sono presenti laboratori di abbigliamento dei loro fornitori. Le carenze dell’Accordo sugli incendi e la sicurezza edilizia in Bangladesh sono alcuni esempi, tra molti altri, che dimostrano che i Principi Guida non servono a obbligare le multinazionali a rispettare i diritti umani. Le multinazionali si sono sempre opposte all’adozione di norme obbligatorie, che, come dimostra ancora una volta l’Accordo del Bangladesh, sarebbero gli unici strumenti efficaci che possono consentire maggiore giustizia sociale. Infine, va segnalato il generalizzato ed altissimo livello di corruzione delle forze di polizia bengalesi: la polizia è vissuta dai comuni cittadini più come un nemico da evitare per il timore di taglieggiamenti, che come un organismo a cui richiedere protezione. Ciò rende virtualmente impossibile ottenere giustizia per chi non abbia la disponibilità e sia disposto ad elargire rilevanti somme di denaro. Tale peculiare situazione si inquadra in uno degli stati più poveri del mondo; metà della popolazione del Bangladesh vive con meno di 1,2 dollari al giorno e quasi un terzo è al di sotto della soglia di povertà32 . Ciò è confermato altresì dal più recente Rapporto di Freedomhouse del 2023, che tratta della situazione generale del Paese sotto molteplici aspetti33 . Per tali motivi, valutata l’integrazione complessivamente raggiunta dal suo arrivo in Italia, e comparata tale situazione con le condizioni oggettive del Paese di rimpatrio, va ritenuto che una brusca interruzione del percorso svolto comporterebbe la violazione dell’art. 19 TUI.
Alla luce di tutto questo, anche tenuto conto della condotta regolare tenuta dal richiedente in Italia (nessun precedente penale né carichi pendenti), sussiste il diritto ad ottenere il permesso di soggiorno per protezione speciale.”