Signor Sindaco, leggo che, in una delle sue prime dichiarazioni pubbliche dopo il voto di domenica, lei garantisce che sarà il sindaco di tutti i genovesi e che dunque avrà a cuore gli interessi di tutti e si farà tutore dei diritti di ognuno, anche di chi, come me, non l'ha votata.
E' un'affermazione importante e se, come non ho motivo di dubitare, è frutto di ponderata sincerità, è una dichiarazione d'intenti gravida di responsabilità per lei e la sua giunta e di aspettative per noi cittadini.
D'altronde, se anche non volesse, è la Costituzione che impone la sua imparzialità così come anche ribadito nello Statuto della città di Genova, città che mai come in questi giorni di sconcerto ho scoperto, insieme a molti altri concittadini, di amare tanto da volerla difendere.
Il Comune che lei rappresenta infatti "cura gli interessi e promuove lo sviluppo di tutti coloro che vivono ed operano sul suo territorio" e quindi è con quel "tutti" che lei dovrà fare i conti.
E tra loro, che piaccia a noi ai suoi elettori e ai suoi alleati ci sono in prima linea gli ultimi: i disabili, le donne maltrattate, le vittime di tratta, i profughi, i ristretti in carcere e chi dal carcere esce senza nessuna rete di protezione, i disoccupati, i minori in stato di abbandono, i pensionati di cui questa città è generosa magione, le persone affette da varie forme di dipendenza (non ultima la ludopatia), i cittadini senza dimora, le vittime di usura e mafia e tutti coloro che subiscono dalla sorte o dagli uomini forme insostenibili di ingiustizia.
Sarà perchè. come stabilito dal primo articolo dello Statuto "La comunità genovese si identifica nei valori espressi dalla Costituzione della Repubblica" che come genovesi siamo molto preoccupati che quei valori siano rispettati anche dalla sua giunta.
Non è per pregiudizio, ma perchè, come genovesi, siamo antifascisti fin dallo stemma ( "Il Comune di Genova ha il proprio stemma, la propria bandiera – entrambi a croce rossa in campo bianco – e il proprio gonfalone, decorato di medaglia d’oro al valore militare per il contributo dato nella Resistenza alla liberazione della Patria e raffigurante San Giorgio che uccide il drago") che temiamo l'arroganza di chi rinnega il principio di uguaglianza ed il dovere di solidarietà imposti dalla nostra Costituzione.
Ma Lei dice, e non può oggettivamente fare altrimenti, che sarà il sindaco di tutti. Anche dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati ai quali avete già annunciato che chiuderete le porte dei centri di accoglienza gestiti dal sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (Sprar)? Anche degli sventurati costretti a chiedere quell'elemosina che intendete negare a forza di ordinanze per multare gli eventuali donatori di spiccioli? Sarà Sindaco anche dei giornalisti che sono stati insultati solo per aver fatto il loro dovere di cronaca e denunciato che il suo neoeletto presidente di municipio è un nostalgico del duce? E lo sarà anche degli infermieri o di chi li vota?
Io le credo, lei vuole e deve essere il sindaco di tutti, allora, per coerenza e per sbugiardare chi dubita delle sue parole, zittisca e prenda subito le distanze da chi evidentemente disprezza i principi democratici cosi magnificamente indicati nella nostra Costituzione e nel nostro Statuto. Ricordi loro che Genova è antifascista.
Ha presente la memorabile frase di Gramsci sulla simpatia umana: "perché si provveda adeguatamente ai bisogni degli uomini di una città... è necessario sentire questi bisogni; è necessario potersi rappresentare concretamente nella fantasia questi uomini in quanto vivono, in quanto operano quotidianamente, rappresentarsi le loro sofferenze, i loro dolori, le tristezze della vita che sono costretti a vivere"? Ecco, le auguro di diventare un sindaco simpatico. Ma faccia in fretta. Perchè ogni volta che qualcuno dei suoi imbarazzanti sostenitori apre bocca, la fiducia nelle sue parole e nel fututro democratico della nostra città s'incrina.
Repubblica, Genova 2 luglio 2017