Una richiesta al sindaco Bucci metta lo striscione per Regeni a Tursi

Niente di personale. Scrivo a Lei solo per vicinanza ed esclusivamente territoriale. Anche se, a ripensarci, in realtà, c'è anche un'altra ragione.

Quella domenica sera di metà giugno durante la quale è cambiato il colore della nostra città,  ci trovavamo, con Paola e Claudio Regeni, ad un incontro pubblico organizzato dagli amici di Music For Peace, insieme all'instancabile Presidente della FNSI Beppe Giulietti, in uno dei quartieri genovesi operai e operosi  dove Lei ha ottenuto più voti.

Quella lunga sera, sollecitati dalle domande e dalla sensibilità del giornalista Matteo Macor, dopo aver ripercorso le tappe della via crucis di Giulio: i tradimenti, le congiure, la cattura, le torture, l'uccisione, il ritrovamento del corpo straziato, i depistaggi, il fango, le trame oscure, i segreti e le bugie del potere, gli oltraggi, i silenzi, le complicità e le omissioni... Dopo tutta questa faticosa narrazione del male, di tutto il male del mondo, come direbbe la madre, accanitosi contro e su Giulio, siamo arrivati all'ultima necessaria domanda: "Ma noi, semplici cittadini, spettatori, nostro malgrado, di questa indecente tragedia, cosa possiamo fare? Come possiamo contribuire, non dico ad alleviare quel dolore cosi straziante da non essere neppure immaginabile, ma almeno a  collaborare concretamente perché il tempo non diluisca l'indignazione e la legittima, condivisa, istanza di conoscere autori, complici, cause e motivazioni -per quanto oscene e indicibili- di "tutto il male del mondo" e avere giustizia?"
Decine di migliaia di "cittadini del mondo", coma lo era Giulio e che in Giulio si riconoscono e trovano i tratti di un figlio, un fratello, un amico, si sono posti, da qual maledetto 3 febbraio 2016 la stessa domanda: "e io cosa posso fare?"


Da allora sono state create pagine facebook, è nata la campagna di Amnesty International sostenuta dal quotidiano Repubblica "Verità per Giulio Regeni", molti Comuni e Regioni hanno approvato mozioni per sostenere lo sforzo nella ricerca di giustizia, i balconi delle case, le facciate di municipi, università, musei hanno iniziato a colorarsi di giallo, il giallo degli striscioni di Amnesty, il giallo-Giulio, come dicono i suoi genitori. Artisti, cantanti, attori, sportivi hanno indossato, senza più toglierli, un bracciale giallo o una spilla con la scritta, che è un impegno, "verità per Giulio".
Diversi giornalisti e scrittori, qualche parlamentare, tanti insegnanti e professori e una moltitudine interminabile di persone hanno deciso di impegnarsi, ognuno a suo modo, con la propria fantasia, il proprio mestiere, le proprie risorse e competenze, i propri talenti e il proprio tempo, per sostenere la battaglia per la verità. Per provare ad alleggerire il carico dei familiari, per tentare di sorreggerne, seppure in minima parte, quel peso, comunque insostenibile, di dolore, rabbia e fatica.  Per  vigilare affinché  la smemoratezza, la noncuranza, gli interessi oscuri quanto evidenti,  non abbiano la meglio sulla verità e il passare dei mesi non compia il gioco di chi vuole insabbiare e "accomodare".

E' per dare risposta a questa domanda "Che cosa possiamo fare?" che ora Le scrivo. Noi, quella sera di giugno, ignari ancora del risultato elettorale, ma consapevoli che il perseguimento della verità e della giustizia sia un impegno ed una resposabilità senza colore (se non il giallo!), abbiamo chiesto al futuro sindaco di esporre, come prima cosa, lo striscione per Giulio (e per tutti i Giuli e le Giulie del mondo) fuori dal palazzo del Comune.
Sono passati più di due mesi da allora e nel frattempo la verità sembra allontanarsi. E' stato deciso con tempistiche e modi affatto corretti, nel tardo pomeriggio della vigilia di ferragosto, di rimandare l'ambasciatore al Cairo. Una sorta di resa nei confronti di quel regime che tortura e depista.

Oggi quindi, diciannove mesi dopo la scomparsa di Giulio, Le chiedo di fare suo e della nostra città, l'impegno scritto in nero su quella bandiera gialla:  verità per Giulio. E di non rimuovere quello striscione fin quando tutta la verità non sarà finalmente resa pubblica. 

(da Repubblica 27.08-2017)