Di Alessandra Ballerini e Riccardo Noury
“Ribadiamo l’impegno a contribuire a raggiungere la verità: continuando a scrivere di Giulio e dei difensori dei diritti umani egiziani, difendendo Giulio da ripugnanti attacchi e offese alla sua storia, alla sua dignità, alla sua limpidezza di comportamento e d’intenti e raccontando le tante iniziative che ancora alimentano la campagna “Verità per Giulio Regeni”.
Inizia così l’appello, lanciato sabato 30 settembre all’Assemblea nazionale di Articolo 21, con cui è nata la “scorta mediatica per Giulio Regeni”. Sottoscritto già da Giuseppe Giulietti (presidente della Fnsi), Maria Gianniti (Radio Rai), Elisa Marincola (Articolo 21), Stefano Corradino e Antonella Gaetani Rainews), Vittorio Di Trapani (Usigrai), Federica Angeli (la Repubblica), Monica Ricci Sargentini (Corriere della Sera), Lara Tomasetta (The Post Internazionale) e da tanti freelance presenti ad Assisi, l’appello vuole chiamare a raccolta gli operatori dell’informazione affinché contribuiscano a far coincidere la verità processuale con quella storica “circa tutti i soggetti coinvolti nella sparizione, nelle torture, nell’uccisione di Giulio e nei successivi depistaggi, circa i loro mandanti e le motivazioni”.
In assenza di una reale collaborazione da parte della Procura egiziana (che ad oggi deve ancora consegnare il fascicolo relativo all’omicidio di Giulio ai difensori della famiglia Regeni e fare visionare ai nostri procuratori i video della metropolitana dove Giulio è scomparso), le uniche forze sulle quali possiamo contare per il raggiungimento della verità, oltre alla risoluta intelligenza della procura italiana e dei nostri investigatori, sono quelle messe in campo dal “popolo giallo” che da venti mesi chiede verità per Giulio.
Artisti, intellettuali, attivisti, ricercatori e docenti universitari, semplici cittadini. E giornalisti. L’idea della scorta mediatica lanciata dall’ottimo Beppe Giulietti, per affiancare e sostenere la famiglia di Giulio in questa estenuante battaglia, conforta e rinvigorisce la nostra caparbia determinazione.
Chi confida nell’obnubilamento conseguente al trascorrere inerte del tempo non ha fatto bene i suoi conti. Di Giulio non ci si dimentica e anzi ogni giorno che passa qualcuno in più si unisce al nostra moltitudine gialla. I riflettori, lungi dallo spegnersi si moltiplicano come le ottime penne che si occupano di questa tragedia. Siamo una folla destinata a crescere. Non ci faremo distrarre dai silenzi né confondere dalle menzogne di regime o dal cinismo della cattiva politica.
Guardateci: sono passati 20 mesi da quando il corpo martoriato del povero Giulio è stato ritrovato privo di vita e non abbiamo mai smesso per un solo istante di chiedere la verità. Siamo solo più amareggiati ma anche più numerosi. La nostra indignata fatica non ci rallenta e quando il carico diventa pesante abbiamo imparato a condividerlo e ad accelerare il passo.
Se quelli che hanno catturato, torturato e ucciso Giulio, quelli che hanno ordinato o acconsentito che questo scempio si compisse e quelli che cercano di “coprirlo” con fango, inerzia e mistificazioni (e di alcuni di loro abbiamo già i nomi) confidano che lo stillicidio dei giorni possa diluire l’orrore per quanto avvenuto, dovranno ricredersi. La nostra “scorta mediatica” continuerà ad indagare e a fare conoscere quanto accade ed ogni 14 del mese chiederà e renderà noto se e a cosa sia servito rimandare l’ambasciatore al Cairo, come deciso dal nostro governo alla vigilia di Ferragosto. E proverà a proteggere le persone che eroicamente, in un paese dove ogni giorno 3 o 4 persone continuano a “scomparire”, tentano “a mani nude” di strappare brandelli di verità (come direbbe Erri De Luca). Pensano di prenderci per stanchezza, non hanno davvero capito nulla.
Sono passati venti mesi eppure ricordiamo ogni agghiacciante particolare di questa indecente tragedia, non abbiamo bisogno che le nostre istituzioni a braccetto col “partner ineludibile” egiziano appongano targhe in memoria, ma semmai striscioni gialli. E soprattutto da un paese che qualcuno ancora chiama amico esigiamo rispetto e verità.
I genitori di Giulio sanno e dicono che Giulio “continua a fare cose”.
Anche noi. E ora abbiamo anche la scorta!