Il Governo dell’insicurezza che fomenta l’illegalità e la delinquenza

Il giorno in cui il governo si riunisce a Reggio Calabria e vara il cosiddetto “Piano antimafia” il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dichiara: “Una riduzione degli extracomunitari significa meno forze che vanno ad ingrossare le schiere delle criminalità”.

Il giorno successivo il Segretario generale della CEI, Mariano Crociata, smentisce Berlusconi e afferma: “Dai nostri dati risulta che la percentuale della criminalità tra italiani e stranieri è analoga se non identica”. Chi ha ragione? Ma soprattutto su quali dati si basano?

Se facciamo riferimento ai dati del Ministero degli Interni, del Ministero della Giustizia, dell’Istat, e del Rapporto Caritas-Migranti (tutti dati che il Presidente del Consiglio dovrebbe conoscere, ma sembra scientemente volere ignorare) possiamo ricavare alcuni numeri interessanti:

  • ogni anno vengono denunciati in Italia 3 milioni di reati;
  • il tasso di criminalità tra immigrati (sia regolari che irregolari) è del 1,25, quello degli italiani è dello 0,75;
  • in questi ultimi anni è aumentata la presenza degli stranieri in Italia (il numero degli stranieri soggiornanti in Italia è 25 volte di più rispetto al 1997 quando erano poco più di 144 mila); malgrado questo aumento consistente di “presenza straniera” i reati più gravi (omicidi, rapine, ecc.) sono diminuiti. È quindi di tutta evidenza che la presenza degli stranieri non incide sulla frequenza di commissione dei reati contro la persona;
  • la presenza degli stranieri in carcere è del 35% su base nazionale, nelle carceri del nord varia tra il 45 al 55%.

 

Questi i dati, che però, se forniti senza adeguati codici di lettura, possono risultare assolutamente fuorvianti. Per questo alle cifre bisogna aggiungere alcune brevi considerazioni.

Se si valuta il tasso di criminalità tenendo conto di alcune variabili quali età, sesso, regolarità/irregolarità del soggiorno, etnie, si deduce che le persone straniere con un progetto di vita, e quindi “integrati” commettono meno reati rispetto agli italiani.
La legge Bossi-Fini prima, e le modifiche apportate col cosiddetto pacchetto sicurezza poi, hanno creato un vero e proprio diritto penale speciale per gli stranieri: vale a dire che sono state create dal legislatore alcune fattispecie di reato e circostanze aggravanti applicabili solo agli stranieri. Quindi, da una parte lo Stato italiano crea reati che solo gli stranieri possono commettere e dall’altro si lamenta che gli stranieri commettono troppi reati e che troppi migranti affollano le carceri. Si prenda ad esempio la creazione della circostanza aggravante della clandestinità: in base a questa norma (che aggrava la pena della medesima condotta criminosa esclusivamente in base allo status del reo e non alla pericolosità della condotta medesima), se un italiano e uno straniero rubano la stessa mela, lo straniero senza permesso di soggiorno rischia il carcere perché gli si applicherà l’aggravante speciale con aumento della pena di un terzo, e l’italiano no perché gli verrà applicata la condizionale: così il governante di turno potrà lamentarsi che le carceri sono piene di stranieri!
In seguito all'introduzione del reato di clandestinità - norma evidentemente incostituzionale perché viola il principio di uguaglianza e punisce le persone per quello che sono e non per quello che fanno - se, come si stima, i migranti irregolari in Italia sono circa 700.000, i dati che il Governo potrà sciorinare nelle svariate occasioni indicheranno che quest’anno (a seguito dell’introduzione del reato di clandestinità) ci sono 700.000 criminali in più, tutti stranieri!
Il cosiddetto pacchetto sicurezza prevede altri reati speciali creati ad hoc per gli stranieri: il migrante che viene fermato dalla polizia e non ha con sé oltre alla carta di identità anche il permesso di soggiorno in originale rischia un anno di carcere e duemila euro di ammenda. Di anni di carcere ne rischia quattro lo straniero inottemperante all’ordine di auto-espellersi ovvero all’intimazione a lasciare il territorio dello stato in cinque giorni contenuta nel decreto di espulsione. Perché anche questo va detto: il Governo della tolleranza zero non è assolutamente in grado di mandare “a casa loro” gli irregolari e quindi vigliaccamente sbriga la faccenda ordinando agli stranieri di andarsene con le proprie gambe e a loro spese in cinque giorni (nel 2009 sono state espulse effettivamente, ovvero rimpatriate, circa 9000 persone a fronte delle 40.951 del 2003).
Chi non ha un lavoro o comunque duemila euro pronti in tasca né un passaporto come può trovare in soli cinque giorni un biglietto aereo che lo riporti “a casa”? Per tutti loro si aprirono le porte del carcere. Ed infatti quello che Berlusconi non dice è che le carceri sono piene di stranieri che il suo Governo non è riuscito a regolarizzare né ad espellere e che stanno a marcire in galera o in un centro di identificazione ed espulsione (a spese dello Stato) perché non possono usufruire delle pene alternative (come può ottenere gli arresti domiciliari una persona senza residenza che per legge non può prendere in affitto una casa?). Ma gli esseri umani non dovrebbero mai essere considerati illegali né da uomini che si professano di fede né da uomini che dovrebbero essere di legge. Il numero altissimo di stranieri in carcere è frutto di una scelta politica, questa sì, criminale, che si traduce in procedure repressive, costose e insensate.
La percezione di maggiore insicurezza che alcune forze politiche e alcuni mass-media creano ad arte produce una maggiore repressione nei confronti degli stranieri ed il carcere diventa lo strumento principale, se non l’unico, di intervento sociale a questi problemi.
L’integrazione è evidentemente un’altra cosa, e senza una politica che investa su questo anziché sull’istigazione all’odio razziale (che è un reato) non può esserci nessuna vera sicurezza. Questo Governo è fonte e artefice di insicurezza, fomenta la delinquenza e le usa per governare. Non possiamo tollerarlo.

 

Don Paolo Farinella

 

Avv. Alessandra Ballerini

 

Prof. Enzo Paradiso