Se molti hanno imparato a dare un senso e una direzione, seppure lenta e incerta, a queste giornate sospese, per altri le strategie di sopravvivenza diventano sempre più ardue. I senza dimora, gli irregolari, i sans papier, i profughi rifiutati dalle commissioni o respinti in mare da decreti ministeriali, i diseredati della terra, in queste settimane e in quelle a venire rischiano di essere annientati.

Abbiamo paura

Paura ovviamente di ammalarci, di essere fatalmente investiti da una di quelle pericolosissime microparticelle di saliva che tutti sembrano ormai spruzzare contro di noi.

Abbiamo paura della vicinanza che rende il contagio possibile.

In questi giorni lenti e paurosi in cui restare a casa è diventato un dovere (tanto che si può essere sanzionati se sorpresi a girare per strada senza valida ed autocertificata motivazione), per alcuni e per molte continua a non essere un diritto. Ci sono troppe donne per le quali l’essere “costrette“ a stare a casa può voler dire sopportare, senza via di fuga, violenze di ogni sorta da parte del coniuge o del compagno maltrattante che in quella stessa casa convive. E così quelle mura, che dovrebbero proteggerle dal virus, le isolano e condannano a botte e umiliazioni.

Sono tornata nella mia stanza di ragazza per cercare quel libro che mi aveva lasciata turbata e pensierosa tanti lustri fa. Uno di quei libri che ti ricordi nitidamente: rammenti i colori della copertina, dov’eri quando lo leggevi e le sensazioni che sedimentavano nell’anima sfogliandolo.
In quel libro c’era già tutto: la paura del contagio, il fastidio per il diverso, la spietatezza, le restrizioni, l'anonimato dei protagonisti individuabili solo per il loro ruolo (il medico, la moglie ecc), la bestialità dell’uomo e la banalità del male, ma anche la speranza di una resistente e salvifica solidarietà.

I più fantasiosi, con inconsapevole ironia, lo chiamano il foglio "vai via"

Dicono proprio cosi: "mi hanno dato il vai via" sia che si tratti di un vero e proprio decreto di espulsione sia che gli sia stato notificato un più banale ma ugualmente allarmante rifiuto (oppure in certi casi addirittura revoca ) del titolo di soggiorno.

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