In teatro è più difficile. Ci si espone di più, non c'è l'anonimato della piazza a proteggerci e ci si vincola ad orari e posture.

Ma la sala si è riempita comunque.

Avevamo pensato questo incontro aperto alla cittadinanza subito dopo la manifestazione del 28 novembre 2019, quando migliaia di sardine si erano raccolte e strette in piazza de Ferrari, per dare seguito e risposta al gioioso stupore di essersi riscoperti comunità solidale, pacifica, democratica e antirazzista.

In fondo è l’unica cosa che chiedono. Come quando si va da un medico e si aspetta che esamini analisi e referti e che sollevi finalmente lo sguardo dalle carte e ci dica che va tutto bene o che comunque esiste una medicina per guarire.
Speranza, non si chiede di più quando si entra nello studio di un medico. O di un avvocato.

Una rivoluzione mite. Come l’ha definita don Francisco mentre offriva la sua testimonianza dall’altare della basilica dell’Annunziata. Il fatto che quasi tremila cittadini genovesi decidano di iniziare l’anno ascoltando parole di giustizia all'interno di una chiesa e partecipino sorridenti alla marcia per la pace organizzata dalla comunità di San Egidio, in questi tempi cupi di odio e insofferenza, ha il fascino irresistibile di una magia. E la forza di una rivoluzione.

In contemporanea alla celebrazione della giornata mondiale dei diritti dei migranti istituita dall’Onu succedevano tante cose. Una moltitudine invisibile di profughi perdevano la vita o subivano violenze nelle varie rotte migratorie (come succede purtroppo giornalmente), altri venivano torturati nei lager libici.

Taluni tentavano senza successo di accedere a vie legali di ingresso ma non ottenevano neppure udienza dalle nostre ambasciate.

Persino il cielo ha regalato una tregua per mezza giornata sospendendo le interminabili piogge genovesi delle ultime settimane e consentendo ai manifestanti di stringersi “come sardine” senza dover brandire ombrelli ma solo pesci colorati.

Si è cantato molto, applaudito, parlato. Ci si è ritrovati tra amici, tra compagni, tra simili o anche solo tra cittadini.