- Alessandra Ballerini
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Un giorno "ospiti" in carcere ci aiuta ad allontanare il razzismo
E' certamente un problema di linguaggio, ma anche di naturale, primitiva, umanissima, paura e, ovviamente, di pessima politica.
Il razzismo si nutre anche e soprattutto di questi fattori. Ma non solo. Anche di disagio, solitudine, disinformazione e indifferenza.
A Multedo, in questi giorni, lo si sta capendo bene, mentre ci si trova, forse per la prima volta in un quartiere delle nostra Genova operaia e solidale, a dover fare i conti con un “manipolo” di cittadini, spero non completamente e di certo non dichiaratamente, razzisti, che si oppongono scompostamente all'accoglienza di una dozzina di richiedenti asilo.
Avrebbero dovuto esserci anche loro nello splendido Teatro dell'Arca all'interno della casa circondariale di Marassi, ad assistere alla presentazione del libro di Luigi Manconi e Federica Resta "Non sono razzista ma. La xenofobia degli italiani e gli imprenditori della paura"
Forse, se gli xenofobi di Multedo si fossero trovati in questa eterogenea ed attentissima platea, composta da poliziotti penitenziari, giornalisti, pensionati, insegnanti, educatori, psicologi, studenti, avvocati, detenuti, magistrati e "personalità" cittadine, superato lo stupore iniziale, avrebbero potuto, in qualche modo, trovare un conforto al loro smarrimento e alla loro solitudine.